ALFABETO EBRAICO E FONETICA
 

  ALFABETO
 
Come la maggior parte delle scritture semitiche, l'alfabeto ebraico è di tipo abjad, cioè 
esclusivamente consonantico. Consta infatti di 22 lettere, tutte consonanti, il cui numero e ordine si 
trova già nelle Lamentazioni di Geremia e in altri carmi alfabetici della Bibbia, quali i Salmi. La 
scrittura procede da destra a sinistra. Le lettere sono caratterizzate da una o più tozze linee 
orizzontali dalle estremità oblique o arrotondate, connesse da linee verticali più sottili, dalle caratteristiche estremità tracciate a forma di clava. Molto lettere hanno forme molto simili, ragione 
per cui è necessario fare attenzione alla presenza di grazie e al tipo di connessione tra elementi 
orizzontali o verticali. 
Nelle antiche scritture, le parole non potevano essere spezzate per andare a capo (tra gli Ebrei la 
parola scritta assumeva una particolare sacralità che ne impediva di fatto la frammentazione); 
alcune lettere venivano peròe opportunamente allungate finché la parola non arrivava alla fine del 
rigo. Negli stampati odierni quest'uso è ormai scomparso. 
L'alfabeto ebraico viene ancora usato, praticamente immutato, per scrivere l'odierno neoebraico. 
Nel corso dei secoli è stato anche usato per scrivere le parlate dei luoghi di residenza degli Ebrei, 
come ad esempio il ladino (il dialetto spagnolo degli Ebrei di Spagna) e lo jiddisch (la parlata 
tedesca degli ebrei dell'Europa centro-orientale)
IL SISTEMA CONSONANTICO
Le 22 lettere dell'alfabeto ebraico sono tutte consonanti: 

 
 
Il sistema presenta le tipiche classi di suoni (aspirate, glottidali e faringali) delle lingue semitiche. In 
particolare notiamo l'importante lettera segnata in trascrizione con lo spirito dolce del greco:

Si tratta della famosa ālẹp, l'importante consonante muta tipica delle lingue semitice, compreso l'antico egiziano. All'inizio di parola funge semplicemente da aggancio vocalico (in questo caso viene omessa in trascrizione), mentre nel mezzo della parola corrisponde invece a un colpo di glottide, praticamente ad un istantaneo arresto nell'emissione del suono.

 

 

La lettera h [] rappresenta la fricativa glottale sorda. Corrisponde all'aspirazione iniziale della parola inglese "house".

 

 

Queste due lettere sono rispettivamente la faringale sorda e sonora, quest'ultima resa in trascrizione come lo spirito aspro del greco. Il loro punto di articolazione è più arretrato di quanto non sia per h. Consistono in una sorta di raschio ottenuto col passaggio forzato dell'aria attraverso la gola. In particolare, la sorda  [ḥēt] suona come una specie di h fortemente strozzata, mentre la sonora ´ [´ayin] si ode come un curioso schiacciamento della vocale successiva.

 

 

È una consonante uvulare, una sorta di k articolata in fondo al velo palatino, simile alla c italiana di "cubo". La lettera q [p] va tenuta ben distinta da k che è invece il normale suono velare di "china".

 

 

Le consonanti faringalizzate formano un gruppo tipico delle lingue semitiche. Tale gruppo si era piuttosto ridotto nell'ebraico biblico, dove rimanevano soltanto le consonanti  e  [ṭēt e ṣādẹ] a costituire le rispettive forme faringalizzate delle normali dentali t ed s.

 

 

Ricca la serie delle sibilanti. In particolare, z [zayin] corrisponde alla s sonora italiana di "rosa" e s [sāmẹk] si pronuncia come la s sorda di "sole".

 

 

La penultima lettera, anch'essa una sibilante, consiste in realtà in due lettere. Sta a distinguerle la posizione di un punto posto sopra la lettera, anteriormente o posteriormente: ś [ śīn] si pronuncia ancora come la ssorda di "sole", mentre š [ šīn] corrisponde al suono sc(i) dell'italiano "sciocco".

 

 

Per concludere, w e y [waw e yod] sono semiconsonanti, come la u e la i delle parole italiane "uovo" e "ieri".

 
 
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